lunedì 28 novembre 1983

La Ragione e la Fede

Vorrei poter salire agevolmente
e superar gli ostacoli per via,
ma la salita, dura e faticosa,
mi fa sembrare eterna la fatica.

Tanti dubbi mi turbano la mente;
restar muto e pensar s'é conveniente
l'erta affontar con slancio vigoroso
per superarla svelto in poco tempo,
od attaccarla invece con pazienza,
graduando lo sforzo, per sentieri
che allungano il cammin della mia prova.

Dal volto mi scompare l'allegria
e stravolto rimango lungo il ciglio
della strada, a guardar chi mi seguiva
alle spalle, sereno e sorridente
nonostante lo sforzo che faceva.

Gli chiedo di fermarsi un sol momento
a spiegarmi il mister che lo aiutava
a superar con tanta leggerezza
gli intralci che il sentier gli frapponeva.

"Non v'é mistero in tutto quel che faccio !"
mi risponde il fratello con amore
"Io affronto la fatica con fiducia
che il fardello sarà sempre più lieve,
e lo stesso sarà per chi in Lui crede.

Nell'affrontar la strada per la vetta,
mi sento ognor sospinto dalla Fede !"

Dante Pompa
Roma, 28 Novembre 1983

martedì 15 novembre 1983

Squillate, campane !

Suonate a distesa, campane del mondo,
riportate la pace a tutti i fratelli
che invano l'invocano, ma son costretti
a subire gli insulti di atroci misfatti !

Vi siete mai chiesto, fratelli oppressori,
cos'é che vi guida nel dare la morte
a tante creature che viver vogliono
giorni di pace ?

Scacciate dai cuori il feroce egoismo
che ora vi opprime, ed allora vedrete
che tutti i fratelli, offesi e umiliati,
han lo stesso diritto, che voi vi arrogate,
di viver la vita in un mondo seren
di lieta bontà !

Impediamo la guerra, che lutti ci porta,
evitiamo le stragi di tanti innocenti.

Riportiamo la luce, una luce di pace,
a tutti i fanciulli che han sete d'amore
per aver vissuto solo i giorni di guerra
e più rider non sanno di giochi festosi.

Conservan negli occhi le immagini tristi
di tante vicende che hanno scacciato
dai cuori innocenti la dolce magia
d'un atto d'amore !

Suonate a distesa, campane del mondo,
portate col suono un messaggio di pace
a chi tanto l'anela !

Dante Pompa
Roma, 15 Novembre 1983

giovedì 10 novembre 1983

La fine d'un amore

E' passato ancora un altro giorno !

Il tempo inesorabile ha scandito
con lugubri rintocchi tutte le ore
che ormai fermar non posso. E tu hai deciso,
per un capriccio forse, di partire,
spezzando quel legame che ci univa
senza pensare a quello che facevi,
dileggiando l'amore che ferivi !

Ma io, che t'amo ancor, son disperato
e qui, nel buio, invoco sempre un nome,
mentre le coltri intrise del mio pianto
ravvivano l'effluvio che il tuo corpo
su di esse ha lasciato. Ed il sudore,
non tutto evaporato, mi ricorda
il sapore della pelle che ho baciata,
con la certezza in cuore della fine
d'un amore, che a entrambi aveva dato
tanta felicità da farci dire:
"L'amore nostro, no, non puo finire !"

Ma questa frase, certo tu lo sai,
suggellò la passione in un momento
che segnava l'inizio d'un amore;
e in quell'istante ci sembrava eterno,
perche nel petto ci rideva il cuore !

Ora non più, e forse una chimera
t'allontana da me, da quell'amore
che ti poteva dare tenerezza.

Ma come una falena vuoi giuocare
volando da fiore in fiore nella vita;
il certo tu hai lasciato per tentare
avventure, piaceri in altri lidi
ove carpir ancora per poco tempo,
un nettare che tu non sai apprezzare,
divorata da insana bramosia,
che tutto brucia quel che puoi toccare.

Ma se dal sogno ora mi ridesto,
ammaccato e ferito da un amore
che lascia cicatrici e il fiele in bocca,
mi fo ragion di quanto m'é accaduto,
ma debbo constatare con dolore
che spesso nell'amor solo é a pagare
colui che dona tutto con il cuore
senza risparmio né ripensamenti.

Soltanto chi a quel gioco si avvicina
con tutte le cautele e ben sicuro
di non offrire esca a qul periglio,
il gioco può lascire in ogni istante
senza pensieri ed a cuor leggero
che, certo, non si scotta per davvero !

Dante Pompa
Roma, 10 Novembre 1983


venerdì 4 novembre 1983

La Natività


                              I
Annamo, ragazzì, stateve boni !
Nun fa caciara tu, m'ariccomanno!
In mezzo a tanti strilli e co' sti soni
nun posso riccontavve come e quanno

cominciò, quella storia, la più bella
che pò senti a sto monno 'na criatura.
Nun me ricordo più si fu 'na stella
che diede inizzio a tutta l'avventura.

Certo che er tempo, tanto n'è passato,
li ricordi m'annebbia ne 'la testa
ma la gioia de divve quer che è stato

Me riconzola tutto: è 'na gran festa !
E pe' senti più mejo, quella porta
mò ve la chiudo io. "C'era 'na vorta..."
                        
II
C'era 'na vorta un Re in un paese,
lontano assai da indove stamo noi,
che pe' contaà li sudditi, in un mese
che precisà nun so, ma fate voi,

decretò "iso facto" un cenzimento
costrignenno la gente ch'era fora,
a corre drento casa in un momento
de faje sartà 'n bocca l'interiora.

De corsa, dar paese più lontano
la gente pe' le strade s'affollava;
a cavallo li ricchi e er popolano,

che arzava li tacchi, borbottava:
"Lo possino ammazzà, si me ce rode"
E nun sapeva c'era stato Erode !
                         
III
In mezzo a quella carca de perzone
avanzava a fatica un somarello,
che se portava addosso sur groppone
'na donna che erreggeva un gran fardello.

Ar fianco suo ce stava un falegname
ch'era er marito della donna in groppa.
"Giuseppe, amico mio, ciò 'na gran fame"
je diceva la donna " e pure troppa"

la strada ch'amo fatto da stamane.
Io m'ariposerebbe un tantinello !"
"Ma qui, nun conoscemo manco 'n cane,"

je rispose Giuseppe, "Er bambinello
che tu te porti in seno, sarvo ognuno,
me sembra proprio il fijo de gnissuno !"
                         
IV
Sur far della sera poi arrivorno
a Betlemme, un paese già affollato.
E ner comprà er pane drento 'n forno
Giuseppe chiese d'esse ospitato,

sortanto pe' 'na notte, lui e Maria,
che se trovava in quella condizzione,
nella locanna oppure all'osteria.
Nun ce fu verzo e manco l'occasione

d'accontentalli, pe' la gran buriana
che s'era scatenata ner villaggio.
Trovà n'alloggio in quella settimana

ce ne voleva proprio del coraggio !
Giuseppe, disperato, co' 'na botta
trovò riparo ar centro de 'na grotta !
                        
V
Ner mentre succedevano 'sti fatti
era sorta ner cielo 'na gran stella;
"cometa" la chiamavano difatti
e ci aveva 'na coda tanto bella

Gli astronomi chiamati, ner guardalla
rimasero stupiti dar chiarore
e dissero che nudo, in una stalla
sarebbe presto nato er Sarvatore,

che avrebbe dato a tutto er monno intero
la pace su 'na terra tribbolata,
risorvenno in un "amen" , pe' davvero,

tutti li mali e certo rinnovata
la fede nell'amore, in verità,
all'omini de bona volonta.
                        
VI
A 'sta notizzia, dar lontano oriente
Bardassarre co' Gaspare e Merchiorre
se misero a marcià verzo occidente
de tutta prescia, quasi quasi a corre.

Lungo la strada c'era tanta gente
a guardalli, 'sti maghi famosi !
Correvano i cammelli e come niente
portaveno li doni più preziosi:

c'era mirra, l'incenzo e pure l'oro
pe' rigalalli a quer Bambino Santo.
E in quer viaggio sentivi come 'n coro

risonà ner deserto, quasi 'n canto;
Tu scenni da le stelle o Re der Cielo
e venghi in una grotta ar freddo e ar gelo !
                          
VII
E ne l'istesso tempo ad un pastore,
che tra li monti un gregge pascolava,
un angelo j'apparve, che er Signore
pe' da 'n'informazzione je mannava:

"Te deve rallegrà 'st'apparizzione
e l'hai da riccontà senza timore.
In una grotta senza arcun portone
stanotte è nato proprio er Sarvatore !

Mo stà già riposanno 'n mezzo ar fieno
accucciato tra 'n bove e 'n'asinello,
che er fiato je danno a ciel sereno

pe' riscallallo 'n pò ! E un ritornello
s'innarza ne la notte silenziosa:
E' er grazie de Giuseppe alla sua sposa !
                         
VIII
Diffusa tra i pastori la notizzia,
a Betlemme de botto s'ariseppe
e ciascuno in cor suo co' gran letizzia
cercò d'avé conferma da Giuseppe.

Intorno a quella grotta in un momento
se ritrovorn o 'n sacco de perzone.
Uno sortanto era er sentimento
e 'gni core sentiva l'emozzione.

Fu grata la preghera che la gente
a gloria der Signore vorse di
pe' ringrazzià che 'n povero innocente

veniva su la terra pe' morì
e riscatta da tutti li peccati
l'intera umanità e ... l'antenati !

Dante Pompa
Roma, 4 novembre 1983

sabato 29 ottobre 1983

Anche il sogno é vita

O magica città, mentre ti ammiro
dall'alto di un tuo colle, anche le stelle
festeggiano la notte e con le luci
il Tevere d'argento hanno vestito.

E' un'estasi d'amor e il sentimento
sulla ragion prevale, ch'é assopita,
infondendo nel cuor il desiderio
d'una dolce evasion da questo mondo,
per sfuggir la realtà che mi circonda.

Getto ogni orpello che mi avvince ancora
e senza titubanze ora m'avvio
per le vie del ciel che mi sovrasta;
e chi mi guida é sol la fantasia !

Dall'alto, la città che s'allontana
perde i contorni e appar come un miraggio
avvolta tra le nubi della notte.

Inizio allora il viaggio senza meta
e la curiosità solo m'è guida
in quel vagabondare su nel cielo,
che della libertà mi daà certezza
di potere varcare in un baleno
le più grandi distanze della notte.

E mentre volo, quasi all'improvviso,
mi trovo in mezzo al sogno di un fanciullo !

Nel sogno, lui correva dulla riva
d'una spiaggia deserta e inargentata
dai raggi della luna che appariva
una fata, regina tra le stelle.

La distesa del mare, impreziosita
dalle luci riflesse sulle onde,
destava certamente il desiderio
d'infrangerlo col corpo in un amplesso
che soltanto chi l'ama può capire.

Ed il ragazzo, udito quel richiamo,
di corsa si lanciò in mezzo all'onde,
con in cuore l'ebrezza di quel mare
che gli afferra la vita e lo confonde.

"Attenzione, ragazzo, sii prudente
e non allontanarti dalla riva,
ché periglioso é il mare e alla deriva
trascina chi si stanca facilmente."

Con tutte le mie forze io gridavo
per fargli giungere tutte le mie parole,
ma quello seguitava nel nuotare
con tutta la sua forza giovanile.

E mentre io con l'ansia lo seguivo,
all'orecchio mi giunse la sua voce
distesa ormai in un canto assai felice,
ch'era un inno alla vita ed al suo mare !

Non seppi opporgli più la mia ragione
ed era vano, compresi, il mio gridare.

Ma seguendo la voce del suo cuore
il ragazzo seguiva il suo destino
le orme ormai tracciate su quel mare !

Ma incuriosito ormai dalla sua vita,
di colpo mi ritrassi da quel sogno
e, seguendone il filo, lo raggiunsi
in una stanza, ove lui dormiva
con il capo reclino sul cuscino.

Nella mano stringeva ancora il libro
che suggerito aveva l'avventura
ch'egli ancora viveva in un bel sogno,
e dai  tratti del volto io capivo
che la felicità lo compensava
d'una vita che grama conduceva
in un mondo che troppo l'avviliva.

Decisi sull'istante di lasciare
con tutte le cautele quella stanza,
ove il ragazzo con il suo sognare
lasciava la fatica di ogni giorno,
per cercare nel sogno un'evasione
alla triste realtà che l'opprimeva
e gli desse speranza che la vita
potesse migliorare nel futuro !

Questi pensier mi furono fratelòli
nel ritorno che feci al mio rifugio
e conclusi che solo la speranza,
foriera d'un domani più felice,
può consentire a un misero mortale
d'accettare la pena che ogni giorno
ritrova sul sentiero della vita !

Dante Pompa
Roma, 29 Ottobre 1983








mercoledì 26 ottobre 1983

Preghiera

Signore,
Invochiamo il tuo perdono
per il nefando crimine del Libano
ed imploriamo la tua misericordia
per tutti quei miseri fratelli
che, dimenticatisi di essere uomini
fatti a Tua somiglianza,
hanno barbaramente ucciso
altri fratelli inermi
che servivan la pace,
rinnovando il gesto di Caino
e macchiando la loro scintilla divina
con il sangue dell'Agnello !

E la Tua pietà, o Signore,
invochiamo anche per noi peccatori,
che immemori degli insegnamenti
del Cristo, figliol Tuo,
ancora ti offendiamo con il nostro egoismo
che non sappiamo del tutto sradicare
dai nostri cuori.

E ti chiediamo perdono per i nostri peccati,
mentre siamo ancora incapaci
di perdonare le offedse ricevute
da fratelli che hanno bisogno
del nostro aiuto e del nostro amore !

Ma la nostra carne é debole
e la Tua Misericordia infinita,
per cui confidiamo nel Tuo sostegno
per emendarci dalle nostre colpe
e per far emergere dai nostri cuori
quel sentimento di amore e carità
verso tutti i fratelli
per arrivare così, strettamente uniti,
a Te, nostro Supremo Bene e Speranza !

E questo intendimento
accogli, o Signore,
questa nostra umile preghiera !

Dante Pompa
Roma, 26 Ottobre 1983

martedì 25 ottobre 1983

La moje compita

Tu moje cià la faccia assai carina
pe' cui te faccio mille comprimenti;
'gni vorta che te guarda è 'na moina
e si ride, sbrillucica li denti

E' sempre pronta a favve le ciciate
quanno v'accoje cor sorriso,
ma come ve vortate e nun guardate
co' l'ugna ve vorrebbe graffià er viso.

'Sta maniera de fa l'arrissomija
a 'na tazza de certo assai famosa
ricorma d'un caffè sempre più raro

che giranno de dorce in alto pija,
ma si nun giri gnente, è n'antra cosa...
la bocca t'avveleni co' l'amaro !

Dante Pompa
Roma, 25 Ottobre 1983

lunedì 24 ottobre 1983

Amore pe' Roma

Quanno se sveja Roma, la matina,
s'arza ner cielo n'arco de colori
pe' pitturalla tutta 'sta reggina,
che la natura ha messo tra li fiori !

Quanno te guardo, me se gonfia er core
e spasimo pe' te come n'amante
che te chiede la vita, sinno more
si nun è ricambiato sull'istante.

Allora solo tu Roma mia bella,
poi dà la pace a 'n core innamorato,
che ha perduto la testa ner vedella.

E si 'sta pace ch'ho sempre cercato
la ritrovo sortanto a te vicino,
vor dì ch'è proprio 'n segno der destino !

Dante Pompa
Roma, 24 Ottobre 1983

domenica 23 ottobre 1983

La moje tradita


Mannaggia a lui, bojaccia traditore,
che me mette le corna, 'sto sciacallo;
più sto a guardallo e più me magno er core
e me verrebbe voja d'ammazzallo !

Quanno s'allustra troppo er sor paino
vor di che cià 'na ganza pe' le mani.
Mentre quella l'alliscia io cio er destino
de stallo qui a spettà fino a domani.

E più che lo perdono 'sto caino,
me sembra sempre Giuda co' du' facce
pronto e sverto a tradì anche er fratello.

Ma un giorno che me gira un po' er boccino
me vennico de tutte 'ste frescacce:
je pianto drento er core 'sto cortello !

Dante Pompa
Roma, 23 Ottobre 1983

giovedì 20 ottobre 1983

L'Ascesa

Dischiudo la finestra e già la luce
s'intravede dell'alba e presto il giorno
richiamera al lavoro chi produce;
e la vita si desta loro attorno

E' l'inizio di un dì che in noi rinnova
pensieri di speranza e di far bene,
per superar con lode quella prova
che sul cammin troviamo e ci trattiene.

E' continua e snervante la salita
che non dà tregua intutta la giornata
e l'ascesa davver non é leggera.

Questa é la legge: se non é finita
la prova dura che ti fu assegnata
sei costretto a salir da mane a sera !

Dante Pompa
Roma, 20 Ottobre 1983

mercoledì 19 ottobre 1983

Meditazione

Quando al mattino resto a meditare
e, scartando i pensieri superficiali,
i più profondi li lascio lievitare
é quasi un  sogno che rimette l'ali.

Mi sembra con il corpo di librare
come una foglia al soffio del mattino
e un dolce suono, che non so spiegare,
mi fa sentire ancora più piccino.

E' un tripudio di musica lontana
che attira l'esser mio e mi trascina
a trascurar del mondo i gravi danni.

Arrivo finalmente a una fontana
che dissetare sa chi l'avvicina:
se puro é il cuore, scompaiono gli affanni !

Dante Pompa
Roma, 19 Ottobre 1983

martedì 18 ottobre 1983

Le notizie del Telegiornale

Non voglio più sentire le notizie
che la gtelevisione mi propina.
Nom discuto se vere oppur fittizie
esse sian. Ma fin dalla mattina

le senti riecheggiar nel tuo cervello
da tante voci dei telecronisti,
che le stesse ripeton liete o tristi
da farle assomigliare a un ritornello.

I pasti, che son sacri a chi lavora,
son sempre conditi da malanni
e una turba di morti ed ossa rotte.

E quando finalmente goiunge l'ora
che a letto mitigare vuoi gli affanni....
c'è lultimo giornale della notte !

Dante Pompa
Roma, 18 Ottobre 1983

Plagio o possessione

Nel sangue mi sei entrata all'improvviso
e mi hai tolto del tutto la ragione.
Ho lottato con te, ma tu hai deciso
che viver senza te è un'illusione !

Da quel momento più non ho capito
la rotazione tra la notte e il giorno;
c'ei tu, sempre tu, all'infinito
a evitare alla mente ogni ritorno.

Di questa vita mia non son padrone
ma schiavo tu m'hai reso ormai in  eterno:
vorrei reagire con forza alla passione

che soffrire mi fa in quest'inferno.
Ma tutto è vano, certo mi hai stregato
e dalle arti tue son condannato !

Dante Pompa
Roma, 18 Ottobre 1963

domenica 16 ottobre 1983

Il Peccatore

Il tuo perdono invoco, o mio Signore,
e non abbandonarmi se ho peccato !

Il pentimento che mi brucia il cuore
mi fa pensar di avere riscatttato
le colpe della prima giovinezza,
commesse in momenti di euforia
quando la vita è ancora tutta ebrezza
e non s'aggrappa al tempo che va via !

Ma quando sono stanco e mi ritrovo
a ripensare ai fatti del passato
nel petto mi si accende come un rovo
che mi tormenta e brucia il mio costato.

Una torma di dubbi allor mi assale
e senza requie lascia il mio cervello:
"Tu credi che pentirsi è ciò che vale
se col peccato hai offeso un tuo fratello ?"

Proprio non penso che sufficiente
sia biascicare un atto di dolore
e di colpo non è successo niente
e tu te ne vai in pace col Signore.

No ! Quel che hai fatto devi riscattare
e rimettere in sesto un equilibrio
ormai travolto da quel tuo peccare

Altrimenti sarebbe un bel ludibrio
veder la beffa che s'aggiunge al danno
a carico di quei che l'han subito.

Così la penso, e color che sanno
di certo quel che dico avran capito !

Dante Pompa
Roma, 16 Ottobre 1983

Il lamento del vedovo

Ora soltanto ha inizio il mio calvario
nell'inutile attesa del ritorno
di colei che non può più ritornare
a ridarmi il respiro d'ogni giorno !

Son lacrime di sangue e fiele amaro
che estinguere non posson la mia sete
or che la fonte proprio s'é essiccata
ed io non trovo più chi mi disseta.

Non torneranno più quelle giornate
quando al mio fianco muta se ne stava
ma mi sapeva dire tante cose
soltanto con lo sguardo, e mi appagava !

E più non troverò quel suo sorriso
a darmi forza nella mia salita
per affrontar la vita con la fede
che ogni speme per me non é finita !

Soltanto quando cesserà la vita,
la troverò vicina in quell'istante
e lei sara la guida sù nel cielo
del suo compagno, misero viandante !

Dante Pompa

Roma, 16 Ottobre 1983

venerdì 30 settembre 1983

Mare

Mare, perché ti sento a me vicino,
compagno dei momenti più felici,
partecipe di ogni mio pensiero,
a cui confido sempre le mie pene ?

Fin dall'infanzia tu mi hai dato vita
trovando nel tuo seno il refrigerio
ai momenti più caldi che il destino
mi poneva dinanzi sul sentiero !

Quando il mondo crudele mi colpiva
lasciandomi sfinito e sfiduciato,
trovavo solo in te il mio rifugio.

E tu sapevi darmi con amore
conforto per lenire i miei dolori.

Guardando la distesa del mio mare
ritrovavo la pace in fondo al cuore
e tu, senza parer, mi consolavi
col ritmo dlle onde sugli scogli.

Quanti giorni felici tu mi hai dato
al tempo della breve giovinezza,
complice amico dei fugaci amori
che allietano soltanto una stagione.

Tu m'invitavi con la tua freschezza
a provare l'ebrezza che sai dare
quando accarezzi il corpo con vigore,
e nel tuo seno io seppi ritrovare
la gioia più perfetta di un amore
che costante rimase nel mio cuore !

Or mi domando quale sia il legame,
il vincol che ci unisce in questa vita ?

Forse per me sei il nume tutelare
destinato a vegliar sul mio cammino,
perciò ti sono grato e ti ringrazio
se tu sarai per sempre a me vicino !

Dante Pompa
Roma, 30 Settembre 1983

sabato 17 settembre 1983

Passione e gelosia

Da quando t'ho incontrata, nel mio cuore
divampa una passione indemoniata
che mi trasforma l'animo; é un tormento
e pace più non trovo, son dannato !

Ho perso tutto il ben dell'intelletto;
guardarti più non so senza tremare
e, in preda ad una folle gelosia,
mi sembra di morire al tuo parlare.

Non posso darti ascolto, se ingannarmi
tra le arti tue é la sopraffina !
Sol nei miei sensi trovi tu diletto
e in tutto il resto agisci per dispetto !

Tu non m'ami davver, ma il tuo veleno
che subdolo si insinua nelle vene,
come un filtro mortal mi fa giacere
tra le tue braccia perfide, in letargo,
e succube rimango in un delirio
in tuo possesso, senza mai reagire.

Se gli occhi tuoi vorranno ancor fissarmi
più non li guarderò per non distrarmi;
voglio sottrarmi a questa tua malia,
e contrastar il poter che a te m'avvince
e la pace trovare, quella vera
che solo mi può dare chi mi ama.

Solo l'amore senza infingimenti
d'una fanciulla semplice e sincera
dal sen mi toglierà la tua fattura
riportando la pace nel mio cuore.

Fuggire la passione è la morale
che del mio cuor non posso estrapolare;
ora cerco l'amore, quello vero
e ve lo dico io, sono sincero !

Dante Pompa
Roma, 17 Settembre 1983

venerdì 16 settembre 1983

Praiano di sera

Scesa é la sera e, simile ad un manto,
Il Ciel ti ha illuminato con le stelle
per darti ancor la luce della notte
fino al sorger del sole di domani.

Le luci che si accendon nelle case
sembran quasi il riflesso delle stelle
ed il magico aspetto mi sorprende
con il cuore estasiato a rimirarti !

Praiano, tu sei simile a un presepe
che il Signore ha lasciato sulla terra
per consolar chi ha fede ancor nel Cielo,
convinto che la buona volontà
può renderci un bel dì tutti fratelli
desiosi di abbracciarci in umiltà.

Ti prometto, sebben dovrò partire,
che presto tornerò a rivederti,
ma nel cuore mi porto il tuo ricordo
che certo servirà a consolarmi !

Dante Pompa
Praiano, 16 Settembre 1983

giovedì 15 settembre 1983

Praiano

Esplosione d'azzurro sul tuo mare
che si accende di vividi colori;
bagliori di smeraldi sopraffini
che s'intreccian coi toni dei zaffiri !

Venni un giorno a Praiano per un caso
e rimasi incantato dal suo mare;
un filtro d'amor m'avvinse al cuore
tentandomi perfino di restare.

La terra che degrada verso il mare
ha nel seno il profumo dei suoi fiori,
inebria chi la pace vuol trovare
ormai stanco del mondo e dei rumori.

Praiano, non tentare di cambiare,
conserva quel che il Cielo t'ha donato.
Sarebbe triste un dì non ritrovare
questa oasi felice di beltà !

Dante Pompa
Praiano 15 Settembre 1983

sabato 10 settembre 1983

La morte del padrone

"Abbiamo fatto tardi, é già passato !"
"L'avran già trasportato all'obitorio."
Son frasi che si intrcciano nell'aria
triste e grigia di un livido mattino
indifferentemente sussurrate
senza un filo di cuore e sentimento.
Eppur chi é morto é stato lor padrone,
dando lavoro a tutti e cibo ai figli !
Questo è dunque il raccolto di una vita
passata tra di lor senza un rimpianto ?
Più che del marmo, or tu senti il gelo
che intorno a te si addensa senza posa
e che provien dai cuori di coloro
che ti furon vicini e senza amore,
perché inermi subiron le angherie
d'un despota tiranno e senza cuore.
Ed ora é giunto alfin,proprio quel giorno
in cui dovresti vagliare il seminato
e constatar ormai che la tua vita
ritornare non può sul suo passato !
Or vorresti non aver peccato
contro color che ti chiedevan nulla:
una giusta mercede ed un sorriso
a soddisfar chi ha molto faticato.
Non era forse troppo domandare
ché il povero con poco si accontenta,
ma questa gioia tu non l'hai donata
perdendo, come sempre, l'occasione
di aprire il cuore tuo all'umanità.
Or che la morte ha chiuso alfine i conti
del dare e dell'avere della vita,
guarda nei libri tuoi quanto hai ammassato
in richezze che altri si godranno,
e per l'anima tua cerca, se puoi,
anche una sola azione, una soltanto,
per il prossimo tuo, che te la salvi.
"Nulla !" mi dici ? Tu non trovi nulla ?
Ben misero é colui che nella vita
non ha lasciato eredità d'affetti !
Ma tu non disperar, volgi una prece
a questa gente che ti sta vicino
e, forse, ascolteran la tua preghiera.
In quell'istantestesso una fanciulla
passandogli vicino lo toccava;
sentendolo gelato, lo copriva
col sudario, dicendo esterrefatta:
Signore ! Quanto é freddo, poverino !

Dante Pompa
Roma 10 Settembre 1983

Come nasce l'amore ?

A voi, che mi parlate d'amor, voglio
suggerire soltanto un verso antico
d'anonimo poeta del trecento:
"Sorge dal cuore, illumina la mente !"
Solo così l'amore ha ancora un senso,
ché dal cuore nasce all'improvviso,
divampa in un attimo e si accende
ridandoti alla vita, che ti accoglie
felice di riaver fra i suoi beati
due cuori uniti dall'eterna speme
d'un amore tenace e duraturo.
Ma non potrà spegare la Ragione
perché nacque l'amor tra i due mortali.
Di calcoli non fu la conseguenza,
ché l'amor non si accende a questi strali !
Uno sguardo, talvolta, o un bel sorriso
come frecce dall'arco di Cupido
ti colpiscono al cuor, e tu meschino,
indifeso sarai a quell'attacco;
soccomberai di certo, é il tuo destino !
Si può forse parlare di sconfitta
se oltre al cuor ti illumina la mente
lasciando nella vita un bel ricordo,
che annullare potra ogni tristezza ?

Dante Pompa
Roma, 10 Settembre 1983

lunedì 5 settembre 1983

Lo specchio

Più passa il tempo e meno andiam d'accordo
perché quello che vedo non mi piave !
Una volta sembravi più sincero
e incontrarmi con te non mi turbava.
La gioventù di certo ci legava
e rispecchiarmi in te mi dava gioia;
ti salutavo quasi in allaegria
e ti sentivo amico veramente.
Rimandavi corretta la figura
di me, che richiedevo il tuo parere,
senza finzioni mi riconoscevo
simile sempre a quel che riflettevi.
Come mai sei cambiato, amico mio,
or che l'età ci ha rivestiti d'anni ?
Non rifletti più come in quel tempo
e sono un po' restio nei tuoi riguardi
ad esser fiducioso come allora;
quando mi specchio in te ho tanti dubbi !
Quanto mi fai vedere non mi soddisfa
ed il vecchio che rifletti non si adatta
allo spirito mio, che come allora,
non sente ancora il peso di quegli anni.
Ho il dubbio che tu sia superficiale
e non sappia vagliar quel ch'é profondo.
Tu ti fermi alla carne ch'é caduca
e trascuri la gioia della vita
che vivifica il cuor e mi sostiene
nell'affrontar la vita con fiducia.
Scruta nel fondo e forse troverai
che gli anni son passati senza danno
da quel lontano giorno che, per caso,
facemmo il primo incontro in questo mondo !

Dante Pompa
Roma, 5 Settembre 1983

domenica 4 settembre 1983

I cari amici

Sento nell'aria quasi un ritornello
provocato dal canto degli uccelli;
é la natura stessa che ridesta
come un'eco nel cuor di chi é in amore.

E il vostro cinguettìo or mi accompagna
perché nel cuore ho tanta nostalgia
d'aver vicino a me la donna mia
a gioire con me dei vostri canti.

Ed ella, come me, or v'appartiene
ché siam fratelli tutti nella vita;
partecipar vogliam la vostra gioia
che ricolma il creato d'allegria.

Insiem cantiam dunque il nostro amore
a chi ci ha dato corpo ed esistenza;
ringraziam di cuor chi ci ha creati
pur se la vita é spesso sofferenza !

Ma sol così sappiamo di arrivare
dove l'amore eterno è più sublime.
Perciò restiamo insieme, cari amici,
e Dio ci aiuterà lungo il cammino

Dante Pompa
Roma, 4 Settembre 1983

domenica 21 agosto 1983

Il sogno

Questa notte ho sognato una fontana
che la luce nelll'acqua propagava
riflessa da una stella adamantina
strappata a un cielo terso di cristallo.

Mentre nel cielo nell'acqua si specchiava
in quell'azzurrità, quasi abbagliante,
nacque dal cielo o dall'acqua, chi sa dire,
una bella visione di fanciulla

"Chi sei ?" le chiesi, ancora abbacinato
e sbigottito per l'apparizione
di siffatta bellezza, all'improvviso.

"Son la fata dei sogni e fortunato
sarà colui che può vedermi ancora
con la purezza e gli occhi di un fanciullo !
Se esprimi un desiderio, senza fallo,
esaudito arà, te lo prometto !"

Dinanzi a tanta grazia ero commosso
e alquanto imbarazzato per la scelta,
me le ho chiesto, sperando nel successo,
di conservar l'amore per la vita.

Come d'incanto, mi destai dal sogno
ed ora mi tormenta un sol pensiero:
se nel mio cuor c'era ancora quel fanciullo !
che esaudire farà il mio desiderio !

Dante Pompa
Roma, 21 Agosto 1983

sabato 20 agosto 1983

Il bacio

Mille poeti non potran ridire
l'ebrezza che si prova nel baciare
la bocca della donna che si ama
e l'eco che nel cuor si può sentire !

Io, misero mortal, non fo per dire,
raccontarvi vorrei quel che ho provato,
la dolce sensazione di quel bacio
che mi tolse il respir quasi a morire.

L'avvicinarmi a lei con quel pensiero
mi fece ritrovar tutto tremante,
ma la brama d'averla tra le braccia
mi fece ardito e vinsi l paura.

Nel ricordo, il sapor di quelle labbra
mi ridesta ancora un'emozione,
che mi suscita un tuffo in fondo al cuore
e palpitar mi fa senza ritegno !

Fra le sue, le mie labbra, è come un sogno,
si posarono esangui e senza vita,
quasi temessi di recarle affronto
e ricusar potesse il mio desìo.

Na sentirmi accettato mi dié vita;
la strinsi con la forza dell'amore
per darle con l'amplesso la passione
che mi ardeva nel petto a profusione.

La bocca che baciai in quell'istante
il fuoco parve immetter nelle vene;
incendiato ne fui e la mia mente
folgorata d'amor fu latitante !

Come porei ridir quel che ho provato
nel momento del bacio più sublime
se nulla mi è rimasto nella mente
di quell'attimo eterno e senza fine ?

Dante Pompa
Roma, 20 Agosto 1983

lunedì 15 agosto 1983

Come pagine di un diario

Sol che ritorni indietro al mio passato,
trascorrer vedo, quasi di sfuggita,
persone e avvenimenti, ormai sbiaditi
dalla patina del tempo, che sfuma
della vita qualsiasi ricordo.

E come se sfogliassi un gran diario
che scriver non poté la penna mia
in esso trovo della giovinezza
gli ardori, le passioni, i sentimenti,
i momenti felici, le tristezze,
gli amori giovanili e spensierati.

Brevi le gioie, tanti i pentimenti,
altalene d'ansie e di passioni
che sembravan l'essenza della vita
ed invece forgiavan la natura
d'un animo sensibile e indifeso
in cerca della sua maturità.

Della guerra le tragiche vicende
intessute di lacrime e dolori
non posono trovar nel mio diario
spazio adeguato, ché le violenze
troppo alle bestie ci hanno apparentato.

Ma il genere umano, ormai distrutto,
risalire dovrà con gran fatica,
pentito e macerato dal rimorso,
per raggiunger la cima del calvario
e ritrovar la pace coi fratelli.

Ma la vita ci offre un gran bel dono
consentendo l'oblio a chi dispera
e infondendo speranza a chi l'anela.

Risorgiamo ogni giorno con fiducia
riprendendo il cammino del riscatto,
lottiamo ancor con rinnovata lena
lungo il sentiero della Grande Luce !

Sol con l'amore della mia compagna
tra le vicende d'una vita dura
i figli generammo e la famiglia
felice completò la sua missione.

Or passati son gli anni e la mia vita,
vicino alla compagna che mi adora,
scorre serena per aver compiuto
con lei il tragitto della vita insieme,
soddisfatti di quanto abbiamo avuto.

Se rivolgo al passato, il mio pensiero
trovo pagine liete ed altre tristi,
ma sono i ricordi della vita,
che fan parte di me, del mio destino.

Alcuni, sono brevi annotazioni
ed altri stralci d'una lunga storia;
tutti cari mi sono e li rispetto
perché son linfa della mia memoria !

Dante Pompa
Roma, 15 Agosto 1983




domenica 14 agosto 1983

Cadon le foglie

Foglie ondeggianti di un platano antico,
incendiate dagli ultimi bagliori
di un tramonto autunnale, abbandonato
ormai quel ramo che vi fu sostegno
nella vita, scivolate silenti
nella via, per unirvi alle sorelle
che vi hanno precedute nel distacco.

E nel vostro cader lievi ondeggiate
al capriccio di un alito di vento,
sostate in aria e poi precipitate
senza sostegno, quasi per inerzia.

Com'è triste vedervi ormai ammassate
lungo la via deserta e senza vita,
mentre in estate stormivate al vento
la gioia di una vita spensierata.

Anche i rami sfioriti e senza chioma,
desolati rispecchian la tristezza
di una ormai lontana giovinezza !

Dante Pompa
Roma, 14 Agosto 1983

venerdì 29 aprile 1983

Lacrime

Gocce di vita, tremule, brillanti,
tra le ciglia apparite e un po' sostate
ad assorbir la luce che, riflessa,
vi dona lo splendore delle perle

Rotolando però lungo le gote
regalate alla pelle la ricchezza
di quell'attimo di breve magia
e di colpo perdete ogni bagliore.

Nell'animo conservo la memoria
di voi che siete gemme della vita,
lenendo con lo sfogo il mio dolore
e placando l'eccesso della gioia.

Or compagne mi siete nel cammino
segnando della vita il contrappunto
e, grato, vi ringrazio care amiche,
ché solo con voi ritrovo tanta pace !

Dante Pompa
Roma, 29 Aprile 1983

giovedì 21 aprile 1983

Ritrovarsi Amici

Triste é il ritorno, quando ha dato gioia
il ritrovarsi con amici cari
sulle strade d'Italia in un a gita
che sperar non potevo più felice !

Siamo giunti però quasi alla fine
di quanto l'amicizia ci ha donato
in modo inaspettato e assai gentile;
e commossi arriviamo ora al commiato !

Ritornando ai giorni ormai trascorsi
allegri, spensierati, di gaiezza,
ripenso a quelli della giovinezza
che parevano eterni e non son più !

Li abbiamo riecocati in amicizia
riassaporando quella sensazione
che ci legava un giorno tutti insieme
in un fraterno amore di bontà !

Ora il ritorno ci rattrista il cuore
in un momento di fragilità,
espressione di umana debolezza,
ma siamo fieri di essere come allora
ancor sempre fratelli in umiltà !

Gli astri che ci han seguiti nel cammino,
regalandoci il sole a profusione
per colmare di gioia i nostri cuori
facendo rifiorir la giovinezza
dell'animo, assopita ma non  doma,
ci vogliono seguire nel dolore.

Cade la pioggia e sussurrando dice:
Non disperate più ! Sta per passare
quest'attimo noioso di tristezza,
risplenderà per voi di nuovo il sole
perché l'amore vi lega e l'amicizia !

Tornate dunque a casa ormai sereni,
serbando caro in seno il bel ricordo
d'un picciol lembo della vostra vita
ancora intriso di felicità !

Dante Pompa
Messina - Villa S. Giovanni
21 Aprile 1983