sabato 29 ottobre 1983

Anche il sogno é vita

O magica città, mentre ti ammiro
dall'alto di un tuo colle, anche le stelle
festeggiano la notte e con le luci
il Tevere d'argento hanno vestito.

E' un'estasi d'amor e il sentimento
sulla ragion prevale, ch'é assopita,
infondendo nel cuor il desiderio
d'una dolce evasion da questo mondo,
per sfuggir la realtà che mi circonda.

Getto ogni orpello che mi avvince ancora
e senza titubanze ora m'avvio
per le vie del ciel che mi sovrasta;
e chi mi guida é sol la fantasia !

Dall'alto, la città che s'allontana
perde i contorni e appar come un miraggio
avvolta tra le nubi della notte.

Inizio allora il viaggio senza meta
e la curiosità solo m'è guida
in quel vagabondare su nel cielo,
che della libertà mi daà certezza
di potere varcare in un baleno
le più grandi distanze della notte.

E mentre volo, quasi all'improvviso,
mi trovo in mezzo al sogno di un fanciullo !

Nel sogno, lui correva dulla riva
d'una spiaggia deserta e inargentata
dai raggi della luna che appariva
una fata, regina tra le stelle.

La distesa del mare, impreziosita
dalle luci riflesse sulle onde,
destava certamente il desiderio
d'infrangerlo col corpo in un amplesso
che soltanto chi l'ama può capire.

Ed il ragazzo, udito quel richiamo,
di corsa si lanciò in mezzo all'onde,
con in cuore l'ebrezza di quel mare
che gli afferra la vita e lo confonde.

"Attenzione, ragazzo, sii prudente
e non allontanarti dalla riva,
ché periglioso é il mare e alla deriva
trascina chi si stanca facilmente."

Con tutte le mie forze io gridavo
per fargli giungere tutte le mie parole,
ma quello seguitava nel nuotare
con tutta la sua forza giovanile.

E mentre io con l'ansia lo seguivo,
all'orecchio mi giunse la sua voce
distesa ormai in un canto assai felice,
ch'era un inno alla vita ed al suo mare !

Non seppi opporgli più la mia ragione
ed era vano, compresi, il mio gridare.

Ma seguendo la voce del suo cuore
il ragazzo seguiva il suo destino
le orme ormai tracciate su quel mare !

Ma incuriosito ormai dalla sua vita,
di colpo mi ritrassi da quel sogno
e, seguendone il filo, lo raggiunsi
in una stanza, ove lui dormiva
con il capo reclino sul cuscino.

Nella mano stringeva ancora il libro
che suggerito aveva l'avventura
ch'egli ancora viveva in un bel sogno,
e dai  tratti del volto io capivo
che la felicità lo compensava
d'una vita che grama conduceva
in un mondo che troppo l'avviliva.

Decisi sull'istante di lasciare
con tutte le cautele quella stanza,
ove il ragazzo con il suo sognare
lasciava la fatica di ogni giorno,
per cercare nel sogno un'evasione
alla triste realtà che l'opprimeva
e gli desse speranza che la vita
potesse migliorare nel futuro !

Questi pensier mi furono fratelòli
nel ritorno che feci al mio rifugio
e conclusi che solo la speranza,
foriera d'un domani più felice,
può consentire a un misero mortale
d'accettare la pena che ogni giorno
ritrova sul sentiero della vita !

Dante Pompa
Roma, 29 Ottobre 1983








mercoledì 26 ottobre 1983

Preghiera

Signore,
Invochiamo il tuo perdono
per il nefando crimine del Libano
ed imploriamo la tua misericordia
per tutti quei miseri fratelli
che, dimenticatisi di essere uomini
fatti a Tua somiglianza,
hanno barbaramente ucciso
altri fratelli inermi
che servivan la pace,
rinnovando il gesto di Caino
e macchiando la loro scintilla divina
con il sangue dell'Agnello !

E la Tua pietà, o Signore,
invochiamo anche per noi peccatori,
che immemori degli insegnamenti
del Cristo, figliol Tuo,
ancora ti offendiamo con il nostro egoismo
che non sappiamo del tutto sradicare
dai nostri cuori.

E ti chiediamo perdono per i nostri peccati,
mentre siamo ancora incapaci
di perdonare le offedse ricevute
da fratelli che hanno bisogno
del nostro aiuto e del nostro amore !

Ma la nostra carne é debole
e la Tua Misericordia infinita,
per cui confidiamo nel Tuo sostegno
per emendarci dalle nostre colpe
e per far emergere dai nostri cuori
quel sentimento di amore e carità
verso tutti i fratelli
per arrivare così, strettamente uniti,
a Te, nostro Supremo Bene e Speranza !

E questo intendimento
accogli, o Signore,
questa nostra umile preghiera !

Dante Pompa
Roma, 26 Ottobre 1983

martedì 25 ottobre 1983

La moje compita

Tu moje cià la faccia assai carina
pe' cui te faccio mille comprimenti;
'gni vorta che te guarda è 'na moina
e si ride, sbrillucica li denti

E' sempre pronta a favve le ciciate
quanno v'accoje cor sorriso,
ma come ve vortate e nun guardate
co' l'ugna ve vorrebbe graffià er viso.

'Sta maniera de fa l'arrissomija
a 'na tazza de certo assai famosa
ricorma d'un caffè sempre più raro

che giranno de dorce in alto pija,
ma si nun giri gnente, è n'antra cosa...
la bocca t'avveleni co' l'amaro !

Dante Pompa
Roma, 25 Ottobre 1983

lunedì 24 ottobre 1983

Amore pe' Roma

Quanno se sveja Roma, la matina,
s'arza ner cielo n'arco de colori
pe' pitturalla tutta 'sta reggina,
che la natura ha messo tra li fiori !

Quanno te guardo, me se gonfia er core
e spasimo pe' te come n'amante
che te chiede la vita, sinno more
si nun è ricambiato sull'istante.

Allora solo tu Roma mia bella,
poi dà la pace a 'n core innamorato,
che ha perduto la testa ner vedella.

E si 'sta pace ch'ho sempre cercato
la ritrovo sortanto a te vicino,
vor dì ch'è proprio 'n segno der destino !

Dante Pompa
Roma, 24 Ottobre 1983

domenica 23 ottobre 1983

La moje tradita


Mannaggia a lui, bojaccia traditore,
che me mette le corna, 'sto sciacallo;
più sto a guardallo e più me magno er core
e me verrebbe voja d'ammazzallo !

Quanno s'allustra troppo er sor paino
vor di che cià 'na ganza pe' le mani.
Mentre quella l'alliscia io cio er destino
de stallo qui a spettà fino a domani.

E più che lo perdono 'sto caino,
me sembra sempre Giuda co' du' facce
pronto e sverto a tradì anche er fratello.

Ma un giorno che me gira un po' er boccino
me vennico de tutte 'ste frescacce:
je pianto drento er core 'sto cortello !

Dante Pompa
Roma, 23 Ottobre 1983

giovedì 20 ottobre 1983

L'Ascesa

Dischiudo la finestra e già la luce
s'intravede dell'alba e presto il giorno
richiamera al lavoro chi produce;
e la vita si desta loro attorno

E' l'inizio di un dì che in noi rinnova
pensieri di speranza e di far bene,
per superar con lode quella prova
che sul cammin troviamo e ci trattiene.

E' continua e snervante la salita
che non dà tregua intutta la giornata
e l'ascesa davver non é leggera.

Questa é la legge: se non é finita
la prova dura che ti fu assegnata
sei costretto a salir da mane a sera !

Dante Pompa
Roma, 20 Ottobre 1983

mercoledì 19 ottobre 1983

Meditazione

Quando al mattino resto a meditare
e, scartando i pensieri superficiali,
i più profondi li lascio lievitare
é quasi un  sogno che rimette l'ali.

Mi sembra con il corpo di librare
come una foglia al soffio del mattino
e un dolce suono, che non so spiegare,
mi fa sentire ancora più piccino.

E' un tripudio di musica lontana
che attira l'esser mio e mi trascina
a trascurar del mondo i gravi danni.

Arrivo finalmente a una fontana
che dissetare sa chi l'avvicina:
se puro é il cuore, scompaiono gli affanni !

Dante Pompa
Roma, 19 Ottobre 1983

martedì 18 ottobre 1983

Le notizie del Telegiornale

Non voglio più sentire le notizie
che la gtelevisione mi propina.
Nom discuto se vere oppur fittizie
esse sian. Ma fin dalla mattina

le senti riecheggiar nel tuo cervello
da tante voci dei telecronisti,
che le stesse ripeton liete o tristi
da farle assomigliare a un ritornello.

I pasti, che son sacri a chi lavora,
son sempre conditi da malanni
e una turba di morti ed ossa rotte.

E quando finalmente goiunge l'ora
che a letto mitigare vuoi gli affanni....
c'è lultimo giornale della notte !

Dante Pompa
Roma, 18 Ottobre 1983

Plagio o possessione

Nel sangue mi sei entrata all'improvviso
e mi hai tolto del tutto la ragione.
Ho lottato con te, ma tu hai deciso
che viver senza te è un'illusione !

Da quel momento più non ho capito
la rotazione tra la notte e il giorno;
c'ei tu, sempre tu, all'infinito
a evitare alla mente ogni ritorno.

Di questa vita mia non son padrone
ma schiavo tu m'hai reso ormai in  eterno:
vorrei reagire con forza alla passione

che soffrire mi fa in quest'inferno.
Ma tutto è vano, certo mi hai stregato
e dalle arti tue son condannato !

Dante Pompa
Roma, 18 Ottobre 1963

domenica 16 ottobre 1983

Il Peccatore

Il tuo perdono invoco, o mio Signore,
e non abbandonarmi se ho peccato !

Il pentimento che mi brucia il cuore
mi fa pensar di avere riscatttato
le colpe della prima giovinezza,
commesse in momenti di euforia
quando la vita è ancora tutta ebrezza
e non s'aggrappa al tempo che va via !

Ma quando sono stanco e mi ritrovo
a ripensare ai fatti del passato
nel petto mi si accende come un rovo
che mi tormenta e brucia il mio costato.

Una torma di dubbi allor mi assale
e senza requie lascia il mio cervello:
"Tu credi che pentirsi è ciò che vale
se col peccato hai offeso un tuo fratello ?"

Proprio non penso che sufficiente
sia biascicare un atto di dolore
e di colpo non è successo niente
e tu te ne vai in pace col Signore.

No ! Quel che hai fatto devi riscattare
e rimettere in sesto un equilibrio
ormai travolto da quel tuo peccare

Altrimenti sarebbe un bel ludibrio
veder la beffa che s'aggiunge al danno
a carico di quei che l'han subito.

Così la penso, e color che sanno
di certo quel che dico avran capito !

Dante Pompa
Roma, 16 Ottobre 1983

Il lamento del vedovo

Ora soltanto ha inizio il mio calvario
nell'inutile attesa del ritorno
di colei che non può più ritornare
a ridarmi il respiro d'ogni giorno !

Son lacrime di sangue e fiele amaro
che estinguere non posson la mia sete
or che la fonte proprio s'é essiccata
ed io non trovo più chi mi disseta.

Non torneranno più quelle giornate
quando al mio fianco muta se ne stava
ma mi sapeva dire tante cose
soltanto con lo sguardo, e mi appagava !

E più non troverò quel suo sorriso
a darmi forza nella mia salita
per affrontar la vita con la fede
che ogni speme per me non é finita !

Soltanto quando cesserà la vita,
la troverò vicina in quell'istante
e lei sara la guida sù nel cielo
del suo compagno, misero viandante !

Dante Pompa

Roma, 16 Ottobre 1983