domenica 21 agosto 1983

Il sogno

Questa notte ho sognato una fontana
che la luce nelll'acqua propagava
riflessa da una stella adamantina
strappata a un cielo terso di cristallo.

Mentre nel cielo nell'acqua si specchiava
in quell'azzurrità, quasi abbagliante,
nacque dal cielo o dall'acqua, chi sa dire,
una bella visione di fanciulla

"Chi sei ?" le chiesi, ancora abbacinato
e sbigottito per l'apparizione
di siffatta bellezza, all'improvviso.

"Son la fata dei sogni e fortunato
sarà colui che può vedermi ancora
con la purezza e gli occhi di un fanciullo !
Se esprimi un desiderio, senza fallo,
esaudito arà, te lo prometto !"

Dinanzi a tanta grazia ero commosso
e alquanto imbarazzato per la scelta,
me le ho chiesto, sperando nel successo,
di conservar l'amore per la vita.

Come d'incanto, mi destai dal sogno
ed ora mi tormenta un sol pensiero:
se nel mio cuor c'era ancora quel fanciullo !
che esaudire farà il mio desiderio !

Dante Pompa
Roma, 21 Agosto 1983

sabato 20 agosto 1983

Il bacio

Mille poeti non potran ridire
l'ebrezza che si prova nel baciare
la bocca della donna che si ama
e l'eco che nel cuor si può sentire !

Io, misero mortal, non fo per dire,
raccontarvi vorrei quel che ho provato,
la dolce sensazione di quel bacio
che mi tolse il respir quasi a morire.

L'avvicinarmi a lei con quel pensiero
mi fece ritrovar tutto tremante,
ma la brama d'averla tra le braccia
mi fece ardito e vinsi l paura.

Nel ricordo, il sapor di quelle labbra
mi ridesta ancora un'emozione,
che mi suscita un tuffo in fondo al cuore
e palpitar mi fa senza ritegno !

Fra le sue, le mie labbra, è come un sogno,
si posarono esangui e senza vita,
quasi temessi di recarle affronto
e ricusar potesse il mio desìo.

Na sentirmi accettato mi dié vita;
la strinsi con la forza dell'amore
per darle con l'amplesso la passione
che mi ardeva nel petto a profusione.

La bocca che baciai in quell'istante
il fuoco parve immetter nelle vene;
incendiato ne fui e la mia mente
folgorata d'amor fu latitante !

Come porei ridir quel che ho provato
nel momento del bacio più sublime
se nulla mi è rimasto nella mente
di quell'attimo eterno e senza fine ?

Dante Pompa
Roma, 20 Agosto 1983

lunedì 15 agosto 1983

Come pagine di un diario

Sol che ritorni indietro al mio passato,
trascorrer vedo, quasi di sfuggita,
persone e avvenimenti, ormai sbiaditi
dalla patina del tempo, che sfuma
della vita qualsiasi ricordo.

E come se sfogliassi un gran diario
che scriver non poté la penna mia
in esso trovo della giovinezza
gli ardori, le passioni, i sentimenti,
i momenti felici, le tristezze,
gli amori giovanili e spensierati.

Brevi le gioie, tanti i pentimenti,
altalene d'ansie e di passioni
che sembravan l'essenza della vita
ed invece forgiavan la natura
d'un animo sensibile e indifeso
in cerca della sua maturità.

Della guerra le tragiche vicende
intessute di lacrime e dolori
non posono trovar nel mio diario
spazio adeguato, ché le violenze
troppo alle bestie ci hanno apparentato.

Ma il genere umano, ormai distrutto,
risalire dovrà con gran fatica,
pentito e macerato dal rimorso,
per raggiunger la cima del calvario
e ritrovar la pace coi fratelli.

Ma la vita ci offre un gran bel dono
consentendo l'oblio a chi dispera
e infondendo speranza a chi l'anela.

Risorgiamo ogni giorno con fiducia
riprendendo il cammino del riscatto,
lottiamo ancor con rinnovata lena
lungo il sentiero della Grande Luce !

Sol con l'amore della mia compagna
tra le vicende d'una vita dura
i figli generammo e la famiglia
felice completò la sua missione.

Or passati son gli anni e la mia vita,
vicino alla compagna che mi adora,
scorre serena per aver compiuto
con lei il tragitto della vita insieme,
soddisfatti di quanto abbiamo avuto.

Se rivolgo al passato, il mio pensiero
trovo pagine liete ed altre tristi,
ma sono i ricordi della vita,
che fan parte di me, del mio destino.

Alcuni, sono brevi annotazioni
ed altri stralci d'una lunga storia;
tutti cari mi sono e li rispetto
perché son linfa della mia memoria !

Dante Pompa
Roma, 15 Agosto 1983




domenica 14 agosto 1983

Cadon le foglie

Foglie ondeggianti di un platano antico,
incendiate dagli ultimi bagliori
di un tramonto autunnale, abbandonato
ormai quel ramo che vi fu sostegno
nella vita, scivolate silenti
nella via, per unirvi alle sorelle
che vi hanno precedute nel distacco.

E nel vostro cader lievi ondeggiate
al capriccio di un alito di vento,
sostate in aria e poi precipitate
senza sostegno, quasi per inerzia.

Com'è triste vedervi ormai ammassate
lungo la via deserta e senza vita,
mentre in estate stormivate al vento
la gioia di una vita spensierata.

Anche i rami sfioriti e senza chioma,
desolati rispecchian la tristezza
di una ormai lontana giovinezza !

Dante Pompa
Roma, 14 Agosto 1983